L’analisi del dossier della Caritas-Migrantes
I rumeni sono nel mirino
RAPPRESENTANO la più popolosa comunità straniera in Italia: i rumeni, dunque, sono sotto la lente degli oserervatori italiani e, più comunemente, della gente: così forse perché sono tanti, forse perché con l'apertura a Est dell'Ue la maggior parte di loro può ormai circolare liberamente, i rumeni sono percepiti oggi da molti italiani come uno «spauracchio». Lo sostiene Antonio Ricci, uno dei curatori del Dossier Caritas-Migrantes: «I rumeni - spiega - hanno sostituito polacchi e albanesi nello stereotipo italiano dello straniero che fa paura. Lo stesso mondo del lavoro ne fa lavoratori di serie B, perché riserva loro i mestieri più umili e marginali, e questo viene poi trasferito ai rapporti sociali più ampi. Gli stranieri, e i rumeni in particolare, diventano il capro espiatorio del degrado delle nostre città». In Italia sono regolarmente residenti, secondo gli ultimi dati Caritas-Migrantes, circa 300.000 rumeni. Ma altri - 250.000, secondo le stime del Partito dei Romeni d'Italia - sono in corso di regolarizzazione per via delle nuove procedure dopo l'ingresso in Europa. Secondo alcune associazioni, poi, tra regolari e clandestini sarebbero ormai un milione, un milione e mezzo. «Difficile fornire cifre precise - precisa la portavoce del partito, Miruna Cajvaneanu - anche perché molti rumeni vengono in Italia per pochi mesi e poi ripartono, e questa immigrazione non stabile potrebbe coinvolgere da 600.000 al milione e mezzo di persone». La gran parte, secondo la Caritas, svolge lavori leciti: gli uomini soprattutto nell'edilizia, le donne nella cura alle persone. Secondo Ricci, le prostitute sono poche, ma a Cajvaneanu risulta che nelle grandi città molte giovani rumene siano coinvolte nel giro: «Ovviamente non abbiamo cifre al riguardo - afferma - ma indubbiamente esiste un fiorente traffico di donne dalla Romania, che arricchisce sia rumeni sia italiani, così come avviene con il traffico di droga». Mar. Coll.
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